venerdì 23 agosto 2013

Per favore mordimi sul collo. O almeno provaci.


Ieri ho visto Byzantium di Neil Jordan. Che dire. Doppia contentezza. Un po' perché Neil è tornato a fare film come si deve, mollando quella soap che dei Borgia aveva solo il nome e che verrà ricordata più per i capelli di Cesare che per il suo valore artistico. Un po' perché i vampiri fanno finalmente i vampiri: mordono, dissanguano, staccano teste.

Qui però bisogna parlare di libri. Vorrei poter mettere un bel “Fine” allo scempio compiuto in questi anni nei confronti della categoria non più tanto protetta dei succhia sangue. Ormai da terrore notturno, creature immortali che si nutrivano di sangue umano, siamo passati a teenager che al sole non si disintegrano ma brillano più di un gioiello Swarovski. Just sayin'.

Qui lo dico e qui lo nego: a me Stephanie Meyer piaceva. Certo ne comprendevo i limiti. Certo non sbarellavo per Edoardo e per i suoi metodi da stalker. 

Poi però è arrivato Breaking Dawn. E i RobSten. E la dicitura “Prima di Edward Cullen c’era Lestat” su Intervista col Vampiro di Anne Rice. Così ho iniziato ad odiarla. E con lei il reparto da bimbeminkia che ormai c'è in ogni libreria con protagonisti pseudo vampiri bulletti.

Eppure eravamo partiti bene. Prima ci furono Polidori (il racconto Il Vampiro è il primo del genere) e LeFanu con la sua eterea Carmilla. 
Poi qualche anno dopo è arrivato lui, il Re, The King of Vampires, Dracula. Bram Stoker si ispirò al cattivissimo Vlad Tepes, monarca sanguinario che impalava i nemici in Valacchia (prendi appunti, Eddie).

Dracula è tutto ciò che i moderni vampiri da young adult vorrebbero essere ma –ahimè- le loro autrici/autori non li lasciano essere: affascinanti e letali mostri che solo a nominarli fanno rabbrividire tutti i presenti (sottoscritta compresa).


Oggi chi ci resta? Ci provo, vediamo chi mi viene in mente, così su due piedi. 
Sul podio si merita un posto d'onore Lestat de Lioncourt, vampiro rockstar super cool, protagonista di una serie infinita di romanzi di Anne Rice cui vale la pena leggere almeno i primi due (Intervista col vampiro e Scelti dalle tenebre);  Stephen King  ha messo i vampiri ne Le notti di Salem, uno dei suoi libri più spaventosi; John Q. Lindqvist ha scritto uno splatter horror, Lasciami entrare, dove il vampirismo è una malattia al pari dell’’AIDS e ad esserne infettata è una ragazzina; poi ancora Io sono leggenda di Richard Matheson, dove gli umani sono estinti e vien da chiedersi se non siano loro i veri mostri. 

Se proprio sono i vampiri adolescenti che volete è notevole la saga di Richelle Mead, L’accademia dei vampiri, non molto conosciuta qui da noi, ma c’è tutto: primi amori, action, vampiri cattivi, nobiltà di sangue, un po’ di dramma e un po’ di ironia (e poche seghe mentali Bella Swan style). 
Last but not least ci sarebbe anche una certa Lisa Jane Smith (Il Diario del Vampiro) che se non altro è colei a cui la Meyer si dice abbia plagiato i suoi personaggi. In realtà a mio parere l’unico merito della Smith è quello di aver ispirato la serie tv The Vampire Diaries con Ian Somerhalder nei panni  (e nelle due espressioni) di Damon Salvatore, che era un vampiro cattivo, ma cattivo davvero, di quelli che ti prosciugano tutta la famiglia, cugini di secondo grado compresi. Questo almeno per la prima serie, poi anche lui ha iniziato a piattolare e io ho smesso.

Per far felice la mia bubina, è giusto citare anche Jean Claude il succhiasangue cheap&chic nella saga di Lauren K. Hamilton, protagonista Anita Blake, cacciatrice –non troppo simpatica- di mostri. Personalmente io lo odio a morte e lo strozzerei con i suoi stessi pizzi. Ma c'è a chi piace. 


Personalmente per me ora ho occhi solo per Eric Northman, vampiro vichingo che prima di essere modello da copertina per la serie True Blood, usciva dalla penna di Charlaine Harris e con la pelle luminosa di Edward Cullen ci avrebbe fatto probabilmente un paralume per il suo locale gothic “Fangtasia”. In realtà anche lui nei romanzi si è un pelo rammollito con l'andare dei volumi. Ma nella serie a prestargli le fattezze (e i pochi vestiti) c'è Alexander Skarsgaard. Per lui si può portare un po' di pazienza. E poi dove lo trovi un altro che strappa i cuori e se li gusta a mo' di succo di frutta? 



Più che altro mi chiedo cosa ci sia di così sbagliato nel lato oscuro.
Non sei un vampiro? Non sei un dannato? Una creatura della notte? Perché senti il bisogno di diventare buono ad un certo punto?

Nell’attesa che qualche vampiro degno di questo nome se ne esca dalla sua tomba, io torno a rileggermi Dracula.
E attendo Only Lovers Left Alive di Jim Jarmush. Mica bruscoletti. 


giovedì 22 agosto 2013

Fassy vs. Shakespeare. It's Macbeth time.



Quest'estate c'era Kenneth Branagh a farlo a teatro. Che io erano almeno 10 anni che mi chiedevo "Perché Ken -si, lo chiamo Ken confidenzialmente- non ha ancora fatto Macbeth?". 
E già quello mi ha fatto rincretinire a livelli che le fan dodicenni degli One Direction sono delle principianti.

Poi oggi è stata decretata la mia definitiva disfatta.
Non se lo sai, ma Michael Fassbender farà Macbeth. Al cinema. 
Fammelo dire ancora. 
Michael Fassbender che fa Macbeth, William Shakespeare e il Fassy. 

Con Marion Cotillard che gli fa da Lady
La notizia in teoria era questa: Marion sostituisce Natalie Portman.
La parte divertente è che io già sapevo di questo progetto.
E ovviamente sapevo anche del Fassy. 
Evidentemente il mio cervello ha fatto un'operazione di delete autonomamente, del tipo "salvaguardiamo quel poco che c'è da salvaguardare". 
Purtroppo sono riuscita a ripristinare il sistema da sola. 
No, dico, ma Fassy che ti recita questo, come lo sostieni? 


To-morrow, and to-morrow, and to-morrow,
Creeps in this petty pace from day to day,

To the last syllable of recorded time;

And all our yesterdays have lighted fools

The way to dusty death. Out, out, brief candle!

Life's but a walking shadow, a poor player,

That struts and frets his hour upon the stage,

And then is heard no more. It is a tale

Told by an idiot, full of sound and fury,

Signifying nothing.

Domani, e poi domani, e poi domani
Di giorno in giorno, striscia,
col suo piccolo passo, 
ogni domani 
per raggiungere la sillaba postrema 
del tempo in cui ci serve la memoria. 

E tutti i nostri ieri
 han rischiarato, i pazzi, 
quel sentiero 
che conduce alla morte polverosa. 
Spègniti dunque, ormai, corta candela! 

La vita è solo un’ombra che cammina: 
un povero istrione, 

che si dimena, e va pavoneggiandosi 
sulla scena del mondo, un’ora sola: 

e poi, non s’ode più. 
Favola raccontata da un’idiota, 

tutta piena di strepito e furore, 

che non vuol dir niente. 
(Atto V, Scena V) 


E poi tutte le scene di lui che congiura con la moglie, l'omicidio, i sensi di colpa, il male che lo mangia da dentro. La fine, la disfatta. 

Macbeth è una delle tragedie più belle scritte da William Shakespeare. Non so dire se la mia preferita, ma di sicuro una di quelle che amo di più.   
 
La tragedia della bramosia di potere, dell'ambizione annegata nel sangue. Il male che genera altro male. 

E poi lei. 
Fossi attrice potrei ammazzare qualcuno  per interpretare Lady Macbeth. 

"Prendi l'aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso" (Atto I, Scena V)

E' lei che convince il marito a compiere l'atto scatenante, l'assassinio dei Re Duncan. 
E' lei che gli guida la mano, che lo porta sull'orlo della follia. 

Una donna che rifiuta il suo essere donna per farsi uomo al posto del marito. 
Una donna che non cede alla fragilità del suo sesso, al senso materno, alla compassione. 
Una donna dura, senza morale, determinata. 

Ditemi come non si fa a essere groupie dopo questo.